Alcuni giorni fa, ho ricevuto una telefonata che mi ha convinto a scrivere questo piccolo articolo di approfondimento, andata pressappoco così:
“Buongiorno, parlo con il dott. Di Presa?”
“Buongiorno signora, si, sono io. Dica pure”
“Mi hanno detto che lei è uno… come si dice… steopata. È vero?”
“Quasi, signora <piccolo sorriso>. Sono un osteopata”
“Si, quello. Quindi lei aggiusta le ossa, no? Mia madre si è fratturata il femore cadendo un mese fa, e ha bisogno di fare riabilitazione, mi hanno detto …”
“Penso ci sia stato un fraintendimento signora, io non aggiusto alcun osso, nel senso che se sua madre è caduta e si è rotta il femore, sarà stato un ortopedico ad aiutarla. È lui la figura medica di riferimento.”
“Si, ma per la riabilitazione?”
“Se sua madre necessita di recuperare la camminata, di sentirsi più stabile e sicura, quindi di riabilitazione, si deve rivolgere ad un fisioterapista. Non posso esserle utile in questa fase del recupero, ma la aiuterò volentieri nel caso durante, o al termine della fisioterapia, ci fosse bisogno del mio contributo.”
“Capisco, la ringrazio, ho già un fisioterapista da poter contattare, potrebbe prendere contatto lei per decidere il da farsi?”
“Certamente signora, faremo del nostro meglio!”
La signora nella chiamata:
- faceva confusione tra steopata (termine errato) e osteopata (termine corretto);
- cercava qualcuno che “aggiustasse le ossa”;
- non capiva la differenza tra un osteopata e un fisioterapista.
Come nasce e cosa significa il termine Osteopatia?
La parola “osteopatia” viene creata dal suo fondatore, A.T. Still, fondendo insieme due termini: osteon (dal greco, significa “osso”) e pathos, ossia “soffrire” (fonte: Archive.org).
Perché lo fa?
Perché nella visione osteopatica, la struttura del corpo e la funzione che esprime sono connesse profondamente, e per poter iniziare a capire cosa stia succedendo al paziente, la componente scheletrica viene utilizzata come riferimento.
Perché partire dalle ossa parlando di osteopatia?
Non dobbiamo dimenticare che ci troviamo alla fine dell’800!
Senza molti degli avanzamenti tecnologici moderni, Still si rende conto, studiando approfonditamente l’anatomia del corpo umano, che tutte le strutture più delicate del corpo quali nervi, arterie e vene, passano molto vicino alle ossa, a volte anche al loro interno.
Come se non bastasse, sull’osso trovano attacco strutture connettivali come la fascia, le cui trazioni o torsioni possono finire per “strozzare” queste delicatissime strutture, portando a dolore e limitazione di movimento.
Sembra tutto abbastanza lineare e semplicistico, ma come spesso accade le intuizioni di un singolo individuo trovano col tempo conferma.
Ad oggi, l’osso viene visto come un elemento vitale, in grado di avere un ruolo non solo nel sistema muscolo scheletrico, ma anche in altri sistemi corporei come l’endocrino (Fonte: PubMed.gov) e l’immunitario (Fonte: PubMed.gov ).
L’osteopata che cosa fa
Il lavoro dell’osteopata (non steopata come detto dalla paziente), e quindi l’osteopatia, ha a che fare con il sistema neuro-muscolo-scheletrico, ma lo utilizza come punto di partenza per arrivare ad una conoscenza approfondita di cosa stia succedendo alla persona, attraverso una valutazione ed un trattamento manuale (qui puoi capire in cosa può esserti d’aiuto l’osteopatia).
Osteopata o fisioterapista?
Ancora una cosa: la figura professionale sanitaria che si occupa di riabilitazione in casi come quello descritto, è senza dubbio il fisioterapista. Spetta a lui il trattamento volto al recupero funzionale delle disabilità motorie.
L’osteopata può entrare in gioco in più momenti del recupero della persona, ma senza sostituirsi alla fisioterapia, di cui può rivelarsi uno splendido complemento.