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Ortesi plantari: forse c’è qualcosa che dovreste sapere…

Il tema “ortesi plantari” è tra i più spinosi e dibattuti nell’ambito medico-podologico (e podoiatrico).          
Le domande più frequenti sono:

  • Come funziona una ortesi plantare?
  • Quali situazioni possono beneficiare di questa terapia?
  • Chi può valutarlo, e chi può realizzarla? 

Se dal canto nostro c’è ancora molto da capire sull’efficacia delle ortesi plantari nel trattamento dei problemi muscolo-scheletrici, trovo che una parte del problema si trovi anche nelle informazioni spesso erronee che girano attorno a questo argomento. Questo breve articolo non ha la pretesa di essere esaustivo su questo tema, ma mi piace poterti dare qualche informazione più aggiornata al riguardo.

Come NON funziona una ortesi plantare

Da dove cominciare? Direi che per prima cosa occorre sfatare un luogo comune, che è ben rappresentato dall’immagine qua sotto: 

Ti sembra familiare? Forse perché è quanto viene normalmente detto in giro: un’ortesi plantare agirebbe riallineando il piede (e per i più coraggiosi, anche ginocchio, anca, bacino, colonna…), quindi riposizionando i segmenti che lo compongonoper portarli da una posizione sbagliata (nel disegno, a sinistra) ad una corretta ed ideale (a destra).

Mi spiace, ma… non è così. Ci sono varie ragioni per le quali questo assunto non ha alcun valore reale:

  • Non esiste una “posizione ideale” del piede, valida per chiunque in maniera generalizzata. Si continua a tutt’oggi a sostenere, a torto, che un calcagno verticale sia garanzia di un “riallineamento”, e che questo costituisca l’obiettivo da perseguire, ma ad oggi non c’è una singola ricerca che abbia confermato questa idea. Provate ad andare a dire al signor Bikila, pluri-vincitore olimpico di maratona (anche da scalzo!) quale dovesse essere la posizione ideale del piede! (Guarda il video)  
  • Le ortesi plantari non devono “ingessare” il piede in una posizione! L’azione che esercitano non è sul posizionamento dei segmenti del piede, che risulta altamente imprevedibile e non necessariamente connesso alla sintomatologia dolorosa presente.

Ma allora, come fa a migliorare il tuo problema?

Come in ogni area di ricerca, le teorie sono varie, ma per quanto riguarda lo studio della biomeccanica ciò che si chiede ad una ortesi plantare è di diminuire le forze eccessive che stanno agendo sul tessuto (muscolare, legamentoso, capsulare…) che sta causando il dolore. 

Se le forze che coinvolgono i tessuti del piede (per esempio l’impatto che senti ad ogni passo contro il terreno) passano la loro capacità di resistenza, si rischia un danno, che a sua volta ti farà sentire male. 

In definitiva: una ortesi plantare agisce sulle forze in gioco durante il contatto del piede, sia in statica che in dinamica, con lo scopo di diminuire lo stress sui tessuti più coinvolti che hanno portato all’insorgenza del dolore. Perché una terapia ortesica plantare sia efficace, non serve ricercare a tutti i costi un cambiamento di posizione nell’appoggio (Fonte:PubMed.gov)

E se parlassimo di sport?

Perfino in un gesto atletico specifico come la corsa, le ortesi plantari non modificano gli schemi di contatto, né per gli atleti che contattano inizialmente col tallone (rearfoot striker), né per gli atleti che corrono principalmente sull’avampiede (forefoot striker), quanto, ancora una volta, agendo sulle forze in gioco che si scaricano sul piede (Fonte: PubMed.gov)

Quindi le ortesi plantari hanno effetto solo e soltanto sulle forze che si esercitano sul piede?

La ricerca scientifica ci dice di no. Una recente revisione su Gait&Posture, mostra come l’utilizzo di ortesi plantari possa non solo modificare l’attivazione di muscoli fondamentali per il piede, ma anche l’attivazione della muscolatura lombare (Fonte: PubMed.gov). Per esempio, se pensi a quel fastidioso mal di schiena… ci siamo capiti, vero?

Quali situazioni possono beneficiare dall’utilizzo di una terapia ortesica plantare?

Vi sono svariate condizioni per le quali l’utilizzo di una adeguata terapia con ortesi plantare risulta efficace, tra le più conosciute ci sono (FontiPubMed.gov – PubMed.gov):

  • Piede cavo
  • Artrite idiopatica giovanile
  • Alluce valgo doloroso
  • Metatarsalgia di origine varia
  • Artrite reumatoide
  • Mal di schiena (low back pain)

Vorrei che fosse chiaro un concetto: una terapia ortesica plantare viene applicata seguendo un programma riabilitativo, ossia fa parte di un approccio unificato che tiene conto di più fattori, e non l’unica strada percorribile. La decisione del percorso viene presa sulla base delle migliori evidenze scientifiche disponibili sull’argomento, dell’esperienza del terapista e non ultimo, dalle tue preferenze rispetto al problema per cui hai cercato aiuto.

Da chi andare nel caso di necessità di una terapia ortesica plantare?

Il Consiglio Superiore di Sanità (CSS) già nel 2011 (Fonte: Quotidiano Sanità) si è espresso chiaramente:

  • Se la sintomatologia algica (cioé il dolore che senti) è connessa ad un problema del piede, il podologo può trattare autonomamente, dopo adeguata valutazione funzionale, tale situazione anche con una terapia ortesica plantare che realizzerà lui stesso; il tecnico ortopedico, invece, necessita di prescrizione medica adeguata per poter fabbricare il plantare;
  • Se invece il dolore al piede dovesse essere connesso a problemi esterni ad esso, si richiede un inquadramento medico-specialistico (ortopedico o fisiatrico, per esempio) con successivo coinvolgimento del podologo stesso..

Il messaggio è chiaro: serve una valutazione chiara prima di realizzare un’ortesi plantare. Una ortesi plantare senza adeguata valutazione non solo è inopportuna e dannosa, ma fuori legge. 

Ancora una cosa: una volta iniziata ad usare la tua nuova coppia di ortesi plantari, dovrai usarli per sempre?

RISPOSTA

Dipende dalla condizione che ha richiesto l’utilizzo di ortesi plantari! 

Vi sono alcune condizioni che necessiteranno quasi sempre di un aiuto ortesico prolungato nella gestione delle forze che si scaricano sul piede (pensiamo ad un piede deformato da una artrite reumatoide, o un piede diabetico a rischio di sviluppo ulcere); se la condizione che l’ha originata è acuta, invece, ed il tessuto che origina il dolore viene trattato efficacemente, allora l’ortesi potrà ricevere modifiche nel tempo, o potrebbe non essere più necessaria. 

Ancora una volta, diventa importante poter valutare la singola situazione, perché la tua necessità è… tua!

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