Squilla il telefono.
“Buongiorno, parlo col dott. Di Presa?”
“Buongiorno signora, sì, sono io”
“Bene, avrei necessità di prendere appuntamento per un consulto, ma non so se possa fare al caso mio…”
“Cosa intende signora? Mi spieghi meglio, vediamo se posso esserle d’aiuto.”
“In sostanza sono già stata da altri professionisti, e uno di loro mi ha detto che avevo bisogno di sentire un osteopata… – piccola pausa, come per mandare a mente il resto della frase -… visceralista. Ho visto che lei è osteopata, ma è proprio visceralista?”
“Capisco, immagino non le abbiano spiegato molto, dico bene?”
“In effetti, mi hanno solo detto che non dovevano ‘schioccarmi’. No, mi dicevano appunto che mi serviva un tipo di osteopata particolare…”
“Va bene signora, ho capito. Si, mi occupo anche di quello“ – sorrido
Ancora una volta ricorro a un breve esempio inventato per poter introdurre dei concetti che ritengo utili: si tratta di un dialogo immaginario, ma con una parte di realtà. Questi termini, infatti, cominciano a diffondersi sempre più spesso: “osteopata visceralista”, “osteopata strutturalista”, o perfino “osteopata cranio-sacralista”.
Tagliamo la testa al toro: si tratta di termini inventati. L’osteopatia, fin dalla sua nascita – nel 1874 ad opera del suo fondatore A.T. Still -, ricerca quel senso di unità ad ogni livello corporeo che non può essere frammentato in base alle tecniche utilizzate, perché andrebbe contro quegli stessi principi che la animano.
In breve quindi, cosa ti è utile ricordare?
- Non esistono “sottotipi” di osteopata connessi alle tecniche utilizzate: definizioni quali “osteopata strutturalista”, per esempio, sono fuorvianti e poco rappresentative della realtà osteopatica
- Non esistono professionisti di “tecniche osteopatiche”. Una tecnica manuale è “osteopatica” perché inserita in una visione osteopatica che ne rispetti i principi cardine, abbinata ad una valutazione palpatoria osteopatica e soprattutto perché applicata da un osteopata. La recente individuazione sanitaria dell’osteopatia, in Italia, porterà a ulteriori chiarimenti su questo ambito (Fonte: Gazzetta Ufficiale)
- L’osteopata può seguire modelli di interpretazione dei dati raccolti e di quanto percepito con la valutazione palpatoria osteopatica, ma parliamo di prospettive di approccio e non di tipi di tecniche utilizzate (Fonte: Seffinger MA., King HH., Ward RC., Jones JM., Rogers FJ., Patterson MM. (2011) Osteopathic Philosophy. In: Chila AG, editor. Foundations of osteopathic medicine. 3rd ed. Philadelphia, PA: Lippincott William & Wilkins;. 11.)
- L’osteopatia nasce, si sviluppa e tutt’oggi continua a crescere seguendo quei principi che da sempre l’hanno caratterizzata: unità dinamica, auto-guarigione del corpo e relazione tra struttura e funzione (come in Still AT. Philosophy and mechanical principles of osteopathy. Reprinted, Kirksville, Missouri: Osteopathic Enterprise 1986. Originally published, Kansas City, Missouri: Hudson-Kimberly Publishing Co; 1902. p. 18e44, 73, 255-6 e Fonte: Science Direct)
ULTIMA INFORMAZIONE UTILE
L’osteopatia è un sistema di cura che si basa sull’approccio globale alla persona. L’osteopatia, infatti, si basa su principi anatomici, fisiologici e neuro-biomeccanici, ricercando la salute della persona attraverso l’equilibrio delle varie strutture del corpo come muscoli, legamenti, fasce ed articolazioni, così come le strutture nervose ed i vasi sanguigni e linfatici associati. Un concetto da ricordare! Vuoi saperne di più?
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